Chea o Kea – Nestor notabilis Gould, 1856

Il chea è un pappagallo endemico delle montagne della Nuova Zelanda. Generalmente passa il suo tempo a terra piuttosto che sugli alberi e dalle sue parti è conosciuto come “pagliaccio di montagna” per via della sua indole giocosa. Localmente non a serio rischio di estinzione, è considerato in stato “vulnerabile” e per il regolamento C.I.T.E.S. segue l’all.B.

Unica specie nel suo genere, il suo nome latino ricorda i rapaci; è l’unico pappagallo che si è osservato andare a caccia di altri animali, generalmente già in stato di debolezza, a scopo nutritivo.

Nonostante la sua indole tranquilla e una buona capacità di adattamento ai climi europei, non è una specie molto allevata in cattività e i pochi allevatori e zoo che ne conservano alcune coppie, difficilmente condividono le loro esperienze. Tra i pappagalli, è sicuramente tra i primi cinque per capacità cognitive e intellettive tanto che tenerli stimolati in cattività è una vera sfida e un impegno continuo. L’alimentazione molto varia contribuisce a tenerli stimolati e attivi, oltre a fornire tutti gli elementi nutrizionali.

L’alimentazione che fornisco è un insieme di esperienza diretta con questi animali e qualche indicazione che son riuscito a condividere con altri allevatori europei; la base è un misto di verdure con base zucchine, finocchi, peperoni e cetrioli, secondo la stagionalità; aggiungo inoltre sedano, varie insalate e cicoria oltre a erbe prative. Spesso integro anche con radici come barbabietole, carote, sedano rapa, rape, ravanelli e patata americana. La frutta ha una percentuale minore nel totale fornito, ma non disdegnano mela, pera, uva, banana, anguria, melone, melograno, pesche, albicocche e frutti di bosco. Personalmente non fornisco un misto semi, se non saltuariamente, una volta al mese, giusto per cambiare e dare qualcosa di straordinario.

Le loro preferenze variano durante l’anno e secondo stagionalità aggiungo un pastone, ricetta riportatami dal Loro Parque, con base il pastone Tropical della Versele Laga più un pastone per insettivori, stessa marca, e pappa per neonati in polvere agli 8 cereali con miele. Mescolo tutto in proporzione uguale aggiungendo un po’ d’acqua per renderlo cremoso e far rinvenire la pappa per bambini. Durante l’anno cambio vari pastoni giusto per non annoiarli, con versioni più o meno ricche. Non possono mancare le proteine, camole del miele (le loro preferite), bigattini, tarme della farina (sia fresche che surgelate) e pezzetti di pollo bollito e uovo sodo. Ogni tanto anche semi germinati o bolliti.

Somministro tutti i giorni frutta secca, adorano su tutto gli anacardi, fortunatamente non son pappagalli che ingrassano, consumano moltissimo. Apprezzano anche i fiori, specie ibisco e callistemon. Io do loro quello che mi capita e ho a disposizione in giardino: nasturzio, tarassaco, lavanda, margherite, rose, robinia, trifoglio, tageti.

I Kea raggiungono la maturità sessuale mediamente a 5 anni ma già negli anni precedenti hanno atteggiamenti amorosi. Per esperienze condivise, molto spesso è la femmina che deve essere pronta, prima, e deve assumere un ruolo dominante nel periodo riproduttivo per aver successo infatti se il maschio ha un carattere troppo invasivo spesso e volentieri rompe le uova nel nido (ci gioca) o disturba la femmina in cova.

Il periodo riproduttivo inizia a fine anno e continua sino alla primavera: la coppia intensifica via via l’attività. L’accoppiamento è anticipato da una sorta di parata del maschio che saltella attorno alla femmina che, quando è pronta, si unisce al “balletto” per poi passare all’accoppiamento vero e proprio che può durare anche alcuni minuti e venire replicato più volte a poca distanza di tempo. La deposizione avviene una volta all’anno, e non sempre: nella mia esperienza ho visto generalmente 2/3 uova ma ho anche notizie da altri allevatori di 4-5 uova deposte.

Io metto a disposizione diversi nidi, sia a terra ( 70×80, h50), con tunnel d’ingresso di un metro perché devono sentirsi al sicuro, che verticale ( 60×70, h140), scelto dalla mia coppia, con ingresso dall’alto tipo quelli usati per i cacatua. Altri allevatori riportano di usare con successo il classico nido verticale 50×50, h100 con foro frontale.

Per quanto riguarda la mia coppia, è la femmina che si occupa in esclusiva della cova e dello svezzamento dei pulli mentre il maschio sorveglia a distanza e partecipa allo svezzamento solo quando i novelli sono ormai fuori dal nido.

La voliera è sviluppata non solo in altezza ma con particolare cura anche al terreno, proprio perché tendono a passare la maggior parte del loro tempo a terra. Non deve mai mai mancare una vasca d’acqua, l’adorano!

Nonostante sia una specie impegnativa, dà molte soddisfazioni e spero che questo mio contributo sia di stimolo ad altri allevatori per cimentarsi con specie poco allevate ma straordinarie di modo da poter contribuire insieme, condividendo le nostre esperienze, alla conservazione di una sempre più ampia varietà di pappagalli.

Testo e foto Luca Berbenni

Un pensiero riguardo “NESTOR NOTABILIS

  1. Fantastico l’habitat naturale creato all’interno delle voliere , la dedizione a 360 gradi , perché questi risultati non avvengono per caso .
    Bravissimo Luca .

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