Dott.ssa in Scienze Naturali

Consulente di etologia applicata alla relazione uomo-animale e in progetti di Animal Learning.

IL PERCORSO FORMATIVO

Frequenta la facoltà di Scienze Naturali tra Padova e Pavia, sperimenta la ricerca sul campo in Africa, impara come ecologia, fattori ambientali e interazioni con l’uomo incidano sul comportamento. Si laurea con una tesi sperimentale svolta in Tanzania (specie studiata Sousa plumbea) e dal 2005 inizia un percorso formativo professionale di Bird Training e di tecniche di Animal Learning in Portogallo e Italia. Continua l’esperienza lavorativa e formativa con molte specie animali: oltre a psittaciformi, uccelli acquatici, corvi, rapaci, roditori, conigli, furetti e cani.

Negli Stati Uniti partecipa a un internship presso la rescue The Gabriel Foundation in Colorado per sviluppare progetti di training medico e rieducativo per pappagalli. Tornata in Italia intraprende un percorso formativo sull’approccio cognitivo-zooantropologico alla relazione uomo-animale.

Dopo tanti studi l’indole viandante chiama e sperimenta l’osservazione degli psittaciformi in ambiente naturale (Indonesia e Costa Rica) per elaborare, col tempo e l’esperienza, degli applicativi in ambito relazionale.

Negli anni frequenta corsi di aggiornamento in vari ambiti: scienze cognitive, processi di apprendimento, analisi applicata del comportamento, psicologia e didattica speciale, etologia, tecniche di T-touch, medicina del comportamento. Con le conoscenze acquisite continua a sperimentare idee e la relazione con gli altri animali.

Ha relazionato in corsi formativi per medici veterinari, educatori cinofili, università, corsi di etologia applicata e di comunicazione.

COSA LE ABBIAMO CHIESTO

1) Chi è un etologo e perché hai scelto di specializzarti nei pappagalli?

Un etologo è uno studioso del comportamento in ambiente naturale. Mi sono laureata in scienze naturali quasi vent’anni fa e ho continuato a studiare etologia degli psittaciformi. Questi studi li applico alla relazione con l’uomo e in particolare alla vita in famiglia per far conoscere i pappagalli in tutte le loro sfaccettature (comunicazione, vita naturale, caratteristiche sociali, …), per prevenire o risolvere disagi e garantire un alto livello di benessere.
Il mio incontro con i pappagalli è stato un percorso casuale, una settimana dopo la laurea, che poi è risultato così adatto a me da sembrare quasi destino!

2) Qual è stato il tuo primo contatto con un pappagallo?

Il primo contatto l’ho avuto con un cacatua galerita di nome Massimo, un soggetto giovane, aveva meno di un anno, ci avevano abbinato, io dovevo insegnare a lui durante uno stage in Portogallo di formazione sulle tecniche di apprendimento (Animal Learning). La verità è che stavo imparando da lui, il bisogno sociale e di sicurezza che hanno, le grandi potenzialità cognitive, la loro comunicazione. Ogni animale con cui ho vissuto e con cui mi sono relazionata ha un posto nella mia memoria, un valore.

3) Qual è la problematica che riscontri più spesso nei pappagalli in allevamento? E nei pappagalli di affezione?

Nelle fasi di allevamento a mano l’uomo si dedica molto all’alimentazione e ai parametri vitali e di crescita da un punto di vista fisiologico. Con le conoscenze che abbiamo andrebbero fatte maggiori valutazioni sui bisogni cognitivi e sociali, sulle fasi di ipo- e iper-stimolazione ambientale prima e dopo l’involo, mirando a protocolli di allevamento che favoriscano una crescita sana anche da un punto di vista comportamentale/caratteriale. Negli allevamenti genitoriali, i miei preferiti, penso che potrebbero essere sviluppati dei protocolli per favorire l’adozione di questi soggetti, meno richiesti perchè la costruzione relazionale è inizialmente più complessa soprattutto se devono farla famiglie inesperte. Se l’allevatore creasse una fase intermedia di socializzazione con l’uomo e di sperimentazione ambientale le adozioni di questi soggetti potrebbero essere favorite.
Nei pappagalli in famiglia riscontro disagi sia da parte del pappagallo che dalla parte umana associate al voler adattare i pappagalli allo stile di vita e alle tempistiche umane, spesso sbilanciando anche il ritmo circadiano. Dovremmo adottare un animale se il nostro stile di vita ci concede di dedicare tempo giornaliero non solo serale chiedendo a loro di vivere attività e socialità fuori tempo biologico.

4) Qual è il ricordo più bello che hai dei tuoi viaggi per l’osservazione in natura dei pappagalli?

Nella penisola di Osa, in Costa Rica, c’è il parco naturale del Corcovado, uno dei luoghi con più biodiversità al mondo. Giunti in prossimità con il nostro Suzuki Jimmy, noleggiato nella capitale, dopo aver guadato un fiume e percorso chilometri di strada sterrata dentro la foresta siamo entrati in una radura, sembrava una zona di pascolo, i caracara erano ai bordi della strada sopra i pali che delimitavano una recinzione, nell’erba avvoltoi e con le bocche già spalancate le abbiamo sentite avvicinarsi, vocalizzazioni tipiche nel volo, due coppie di Ara macao ci hanno sorvolato, le prime di molte coppie che abbiamo poi osservato ma la sorpresa nel sentirle prima di vederle e quella emozioni della ricerca visiva è il ricordo più potente.

5) Hai (o stai) allevato pappagalli? Se sì, di che specie?

Durante il mio lavoro nei parchi a tema ho allevato Ara araruna e Agapornis spp., cresciuto giovani di conuro del sole e cacatua. In casa la mia coppia di calopsitte ha allevato da sola la loro figlia ma questa volta ho solo osservato.

6) Quale consiglio generico daresti a un allevatore?

Gli allevatori fanno un lavoro importantissimo per le conoscenze che ottengono sulle varie specie e consiglierei di mantenere tutto il loro sapere e di continuare a preservarlo, di avere voglia di curiosare tra le scienze per garantire fasi dello sviluppo dei pappagalli sempre più adeguate. Consiglierei, in un ottica di benessere, di cedere direttamente senza passare per i negozi e preferibilmente in prossimità dello svezzamento. Meno passaggi sono fatti tra allevatore e famiglia e più il pappagallo può creare stabilità e serenità.

7) Quale consiglio generico daresti a un detentore di pappagallo di affezione?

Alle famiglie che desiderano un pappagallo consiglio di farsi molte domande prima di prendere la decisione di adottare un pappagallo, (quanto tempo ho? posso appagare il loro bisogno sociale? ne adotto uno o due?…), di scegliere la specie sapendo quanto sono grandi, attive e sonore, a seconda della propria disponibilità di spazio e di tempo e di non decidere solo per l’attrazione verso una particolare specie. Le difficoltà che si trovano dopo se non si è fatta una reale valutazione prima potrebbero durare anche 70 anni!

COSA STA FACENDO

Fonda la Parrot Academy Italia, progetto a cui aderiscono molti professionisti del settore con cui si confronta e collabora. La prima academy in Italia interamente dedicata ai pappagalli, una scuola di etologia applicata alla relazione con lo scopo di imparare a rispettare e vivere insieme ai pappagalli, prevenire o risolvere disagi, una scuola per scoprire come comunicano e come possiamo comunicare con loro e quali sono i loro bisogni di specie.

LINK & CONTATTI

www.parrotacademy.it
info@parrotacademy.it
Instagram – parrot_academy_italia
Facebook – Parrot Academy Italia

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